Lunedì Il Foglio (vedi leopost), ieri i riflessi del comizio a Milano, oggi la misura colma. Secondo rumors rimbalzati da piazza Duomo e via Bellerio, pare che Giorgia voglia surclassare Matteo. Sfilargli l’elettorato dell’Italia che produce malgrado i tentennamenti sull’autonomismo rivendicato da Salvini, Zaia e Fontana. Meloni non ci sente. Domenica la leader dei BenitoRemix è ritornata a lisciare il pelo ai fascisti di Vox: “La pacchia è finita”, ha sparato nei confronti dell’Unione Europea. Le agenzie sono andate in cortocircuito e Salvini si è chiesto con chi abbiamo a che fare. Ed ha ragione giacché i leghisti, che non sono nati ieri, ritengono che dietro le scorrazzate al Nord dei patrioti ci sia il tentativo di avere, dopo il 25 settembre, un interlocutore diverso da Salvini: la Leader senza Ship, spera che la Lega sprofondi intorno al 10 per cento; in quel caso, il destino del segretario sarebbe segnato. Per questo motivo l’orizzonte di Giorgia Meloni guarda a un governo di emergenza nazionale. Tutti hanno capito. E a Est del Nordest le antenne sono ben tirate sù. Se dal 26 Fratelli d’Italia cercasse interlocuzioni col Pd in funzione di un governo di emergenza, allora si aprirebbe una fase nuova anche in Friuli. Inevitabile. Le condizioni del passato governo Draghi non sono paragonabili a quelle di oggi, e, nel caso odierno il patto di coalizione sarebbe clamorosamente tradito. A quel punto con una maggioranza innaturale a Roma il centrodestra in Friuli potrebbe correre ai ripari e cercare nuove prospettive ed alleanze in vista delle regionali. Le ipotesi non sono da escludere vista la difficile convivenza in alcuni comuni fra Lega-Forza Italia e Fratelli d’Italia sempre più isolata.