Altissima la partecipazione stamattina in via dell’Istria a Trieste, di fronte all’istituto Burlo Garofolo, per la manifestazione indetta da UilFpl e Nursind in cui è stato proclamato lo sciopero di tutto il personale sanitario impiegato all’interno dell’ospedale. Le ragioni sono di estrema importanza per la tenuta del sistema sanitario regionale e per l’attività dell’istituto. Istanze che il direttore generale Dorbolò sembra ignorare (si è rifiutato di rilasciare dichiarazione ai giornalisti) malgrado la gravità della situazione elencata dei segretari generali Stefano Bressan, Luca Petruz e il confederale Matteo Zorn. Bressan è categorico:
«Siamo qui perché ci manca la garanzia di una cifra pari a 381mila euri che è stata “rapinata” ai dipendenti del Burlo Garofolo in seguito alla scellerata “perequazione” che ha sepolto l’ottima Rar. Posso già anticipare che l’adesione allo sciopero supera il 70% con il supporto “morale” di oltre 2.000 cittadini. Numeri che fanno capire il “peso” di questa iniziativa e la condizione drammatica in cui versa la sanità in Friuli. Ci interessa tutelare i diritti dei lavoratori e non accetteremo mai – tuona Bressan – condizioni al ribasso». “Dorbolò dimettiti! hai fallito!” ripete al microfono il segretario della UilFpl. «Inaccettabile che altre sigle sindacali come CgilFp, CislFp e Fials svendano la dignità dei lavoratori firmando un accordo con il direttore Dorbolò che penalizza il personale sanitario poiché i richiami in servizio vengono pagati coi fondi risparmiati dei dipendenti invece che da bilancio. Per Bressan non ci sono speranze che il direttore generale ci dia ascolto. Confidiamo nell’intervento del presidente Fedriga o dell’assessore Riccardi. Spetta a loro – osserva Bressan – dosare le condizioni per non creare disparità stipendiali all’interno della stessa regione. Altrimenti continueremo a manifestare». Dal canto suo Luca Petruz, segretario generale Nursind ricorda: «Rispetto al Burlo, le aziende sanitarie Friuli Centrale e Isontina Giuliana hanno determinato, giustamente, il pagamento dei richiami in servizio del personale prelevando i fondi dal bilancio dell’azienda in modo che le riserve dei lavoratori restino intatte. Al Burlo, per esempio, mancano ancora 381mila euri tolti a tutti dipendenti causa “perequazione” e che gli spettano. Noi – afferma Petruz – pretendiamo garanzie scritte che l’importo che spetta al personale venga erogato dalla regione e che venga storicizzato per gli anni a seguire. Non va dimenticato che il sistema dei “i richiami in servizio” è dovuto alla carenza cronica di tutto il personale infermieristico del comparto. Se si ricorre spesso alla modalità dei richiami, i pagamenti devono essere garantiti con il bilancio aziendale». Matteo Zorn, segretario Conferederale della Uil Fpl, entra nel dettaglio: «Noi oggi siamo qui per denunciare la perequazione delle Rar che per noi non è una perequazione ma una “sperequazione”, poiché, di fatto, ha eroso 380 mila euri ai lavoratori del Burlo, e per questo motivo siamo qui a chiedere copertura sia nel presente che in futuro. Sulla vicenda RAR andava aperto un tavolo di confronto con le parti sociali. E’ urgente che la regione si produca in un un cambio di passo riguardo a chi tira veramente “la carretta” della sanità, cioè i lavoratori del comparto. Dal presidente Fedriga ci aspettiamo risposte concrete che ancora non arrivano. Se restano sordi, noi continueremo la lotta in difesa dei nostri iscritti finché non avremo risposte». Dai muri dell’ospedale rimbalza ancora il titolo della protesta: “Dorbolò dimettiti!!, hai fallito!”.