Perché si dice “Tagliare la testa al toro?”. L’origine del detto trae spunto da un episodio risalente all’inizio del XII secolo quando Aquileia e Venezia erano sempre ai ferri corti. Il giovedì grasso festeggiato ieri in piazza San Marco ha avuto per protagonista il Friuli e il patriarcato di Aquileia. Incredibile a dirsi, ma stavolta, le vicende storiche ricordate al carnevale, testimoniano di come il Friuli non avesse alcun timore reverenziale verso Venezia e la complessità di relazioni tra i due capisaldi dell’Adriatico. Il patriarca Ulrico, spinto dall’orgoglio e dalla consapevolezza di essere il facilitatore della nascita di Venezia, aveva tentato di conquistare Grado, città della Serenissima. L’assalto fallì e Urlico fu catturato dai veneziani. In memoria del tentativo di insurrezione soffocato nel sangue, ogni anno i successori del patriarca Ulrico dovevano inviare al doge in carica un toro, 12 pani e 12 porci ben pasciuti. Il toro-patriarca con i 12 porci-feudatari venivano poi messi allo scherno della pubblica piazza con un rituale che prevedeva al suo culmine lo spettacolare taglio della testa del toro. Da qui ill detto “Tagliare la testa al toro”. Ieri in piazza San Marco a rappresentare la vivace Aquileia era presente il consigliere delegato alla Tutela delle Tradizioni Giovanni Giusto, il sindaco di Aquileia, Emanuele Zorino e suoi concittadini arrivati al Carnevale di Venezia per interpretare Ulrico e i dodici feudatari ribelli. Il sindaco Zorino, prendendo spunto dall’episodio, ha tagliato la testa al toro, ovvero ha preso la decisione ufficiale: si candiderà sindaco per la seconda volta.