È morto l’altra notte a Parigi all’età di 90 anni il filosofo e politologo Toni Negri. A darne notizia la moglie e filosofa francese Judit Revel. Negri, nato a Padova l’1 agosto 1933, è stato uno dei maggiori teorici del marxismo operaista già a partire dalla fine degli Anni Sessanta, indicato come «cattivo maestro» per il suo pensiero e la sua militanza politica, che lo ha portato a essere cofondatore e teorico delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare Potere Operaio e Autonomia Operaia
A ricordarne la figura, anche il filosofo e sindaco di Venezia Massimo Cacciari. «Al di là di tutto, di Toni Negri rimane il suo rilievo culturale e intellettuale che spero venga ricordato anche dai suoi nemici», ha spiegato Cacciari. «Per me è una grande perdita, io ho cominciato con lui 60 anni fa a fare filosofia e politica, poi ovviamente ci sono state fasi diverse», ma Toni Negri rimane «un grande studioso di filosofia e di filosofia del diritto, che ha scritto libri importantissimi di rilievo internazionale», ha sottolineato Cacciari.
E’ stato Marco Pannella, leader del Partito Radicale, anticipando le battaglie garantiste legate anche al successivo caso Tortora, ad offrire a Negri una candidatura in Parlamento che diverrà realtà nel 1983 quando Negri diventerà deputato. Prima dell’investitura parlamentare durante la detenzione preventiva nel carcere di massima sicurezza di Palmi, Negri sviluppa una sorta di ripensamento su molte questioni insurrezionali tra cui la ferma condanna della lotta armata. Poco dopo l’ingresso di Negri in Parlamento, nel 1983, la magistratura chiede l’autorizzazione a procedere alla Camera che tra mille peripezie di voti e tradimenti, tra cui l’astensione dei radicali ad una sospensiva chiesta da PCI e PSI, viene concessa. A quel punto Negri fugge nottetempo da Punta Ala verso la Francia e li vi resterà protetto per diversi anni dalla dottrina Mitterand sul terrorismo, insegnando in prestigiose università.