I consiglieri regionali Fvg di Forza Italia accusano la trasmissione “Report” dedicata a Berlusconi andata in onda ieri sera sui canali del servizio pubblico della Rai. Un comunicato dalla sede del partito ricorda che: «Forza Italia ha sempre combattuto con determinazione la mafia, ottenendo risultati concreti e tracciando un segno indelebile nella storia del nostro paese. Impegno per la legalità, dall’inasprimento del 41bis alla confisca dei beni per miliardi di euro». I consiglieri regionali Fvg accusano Sigfrido Ranucci di aver inventato «Un’accozzaglia di accuse, insulti, volgarità e insinuazioni squallide. Così possiamo riassumere la puntata di ieri sera di una nota trasmissione che dovrebbe fare approfondimento politico ma che, in realtà, sceglie deliberatamente di precipitare in termini di credibilità agli occhi degli spettatori, che pagano il canone e si aspettano che il servizio pubblico faccia informazione e non diffamazione. Attaccare Silvio Berlusconi, usando pretesti francamente risibili, è un colpo basso non solo per la politica, ma anche e soprattutto per chi sceglie di entrare nelle case degli italiani e propinare maldicenze anonime o firmate da nemici storici. Non è bastata la sua morte: la persecuzione continua». Così, in una nota, Andrea Cabibbo, Roberto Novelli e Michele Lobianco, consiglieri regionale di Forza Italia, nel ricordare il “Berlusconi visionario, innovatore, uomo di successo, leader internazionale capace di ridefinire il concetto di carisma. Nessuno come lui ha saputo vincere qualsiasi sfida gli si parasse davanti. Come imprenditore, ha anticipato dinamiche che, all’epoca, erano inimmaginabili, creando decine di migliaia di posti di lavoro e versando tasse come nessuno in Italia. Quattro volte presidente del Consiglio, fondatore di Forza Italia – proseguono i tre esponenti regionali -, Berlusconi ha cambiato l’assetto politico dell’Italia introducendo linguaggi nuovi e facendo della politica un laboratorio di idee. Nel 1994 ha, da solo, sopraffatto la ‘gloriosa macchina da guerra’ del Pci e da quel momento ha rappresentato il leader del Centrodestra. Ha traghettato il fronte dei moderati fuori dalla palude di Tangentopoli, esorcizzando il rischio che il Pci prendesse in mano le redini del Paese, con tutti i rischi annessi e connessi (in parte sperimentati negli anni successivi). Un capitolo a parte – evidenziano i consiglieri forzisti – lo merita il rapporto tra Silvio Berlusconi e la magistratura. Solo da deputato è diventato anche imputato. Fino alla sua discesa in campo in politica, mai la magistratura aveva aperto un solo fascicolo su di lui. Da quel momento, per oltre 30 volte, Berlusconi è finito nel mirino delle toghe con accuse pretestuose e, alla fine, rivelatesi false. La verità – concludono Cabibbo, Novelli e Lobianco – è che nessuno come lui ha saputo combattere contro la criminalità organizzata, come dimostrano l’inasprimento del 41-bis, la cattura di latitanti e tutte le azioni finalizzate a confiscare beni per miliardi di euro alla malavita».