In HydroGEA, società partecipata da 21 comuni della provincia di Pordenone cui il capoluogo detiene il 96,88% delle quote, la governance è disposta come un gioco d’incastri. Le pedine, intercambiabili, sono sempre le stesse. Il presidente del Cda più longevo è stato Giovanni De Lorenzi che ha firmato il suo ultimo bilancio del 2022. I consiglieri, ora in attività, sono Fabio Santin ed Elena Lenarduzzi. Da quest’anno Fabio Santin ha preso il posto di De Lorenzi come presidente e nel Cda è entrato Luigi Vazzoler come vice. Elena Lenarduzzi consigliere. Compenso annuo al presidente 30 mila euri più rimborsi spese, al vice 7.000 più 13 mila di specifiche deleghe interne. Al consigliere 7 mila euri. I dipendenti sono 76 (dato del 2021) di cui 2 dirigenti 3 quadri, 32 impiegati, 24 operai e 15 interinali. Costo del personale all’anno circa 3milioni e 800mila euri. Tutto questo armamentario di dirigenti, impiegati e presidenti non è bastato a frenare la mala gestio dell’azienda che si ritrova in crisi di liquidità, vedi Messaggero Veneto di oggi, a causa di bollette non incassate per un importo che supera il milione e mezzo di euri. Ad una quarantina di impiegati è sfuggito il vulnus clamoroso degli incassi. Pare che nemmeno il collegio sindacale, presieduto dall’intramontabile (da 30 anni inchiodato alla sedia) Davide Scaglia, abbia rilevato la problematicità degli incassi. Ora però i nodi vengono al pettine e Marco Salvador, consigliere comunale di Pordenone della lista Civica, ha posto l’accento sulla questione: “Viste le difficoltà economiche della partecipata e senza più la garanzia delle banche, quali garanzie vi sono rispetto al pagamento degli stipendi dei lavoratori?” Ed inoltre, caso ancora più grave, il consigliere Salvador domanda: “Ci sono delle ingiunzioni di pagamento da parte di fornitori?”. Una bufera atomica che si abbatte nel capoluogo della destra Tagliamento proprio nei giorni in cui si sta svolgendo in città l’autocelebrativa “PordenoneLegge”, kermesse utilissima per distrarre il popolo.