Smantellata la banda delle patenti facili: con 2mila euri si barava all’esame, svelato il trucco. Un’indagine articolata e complessa sviluppata dalla polizia locale di Verona, ha infatti portato allo smantellamento di un’organizzazione ben oliata e ramificata sul territorio italiano che proponeva di far ottenere, con facilità, la patente di guida a persone straniere che non capivano e spesso non parlavano la lingua italiana: un affare che poteva fruttare, per ogni candidato presentato, dai 2.000 ai 3.000 euro. Un’indagine, che ha visto coinvolte le province di Brescia, Vicenza, Bergamo, Cremona, Sondrio, Udine e Roma, ha portato al deferimento, in varie procure del territorio nazionale, di 8 persone, di cui 1 a Verona, 2 a Vicenza, 2 a Trento, 2 a Bergamo ed 1 a Sondrio. Sono attualmente al vaglio le posizioni di circa 40 persone, coinvolte a vario titolo. Per alcune decine di candidati verrà proposto alle motorizzazioni civili di competenza l’annullamento della patente di guida ottenuta indebitamente con la revisione per la verifica dell’idoneità tecnica alla guida. Tutta l’organizzazione era pilotata da un pakistano: S.N. Il truffatore offriva un pacchetto completo e allettante: una volta concordato il prezzo, era lui ad occuparsi, unitamente ai più stretti collaboratori, di tutta la parte burocratica: prenotava le visite mediche e portava il candidato presso le scuole guida curando l’iscrizione e concordando la data in cui lo stesso doveva presentarsi per svolgere la prova. La mattina dell’esame S.N. recuperava la persona e gli consegnava una felpa, un giaccone o una camicia contenente una microcamera. Successivamente inseriva un micro-auricolare nell’orecchio e dava le istruzioni sul comportamento da tenere in aula durante l’esame. Unico compito del candidato era di sedersi alla postazione, posizionare il monitor con le domande a favore della microcamera e attendere le risposte.
Tutto talmente organizzato e sicuro che il S.N. ha visto, in poco tempo, aumentare le richieste da parte di connazionali, allargando il proprio giro d’affari in particolare in molte province del Nord Italia. Dagli atti dell’indagine è risultato addirittura che alcuni candidati siano stati trasportati, per superare la prova d’esame, da Vicenza fino a Roma. Nell’eventualità che il candidato venisse scoperto, sarebbe stato comunque difficile risalire all’organizzazione, in quanto i telefoni utilizzati e posizionati negli indumenti erano governati da remoto e le schede sim utilizzate per le chiamate, intestate al candidato stesso. Ne consegue che nulla poteva portare al S.N. e che quando i candidati venivano scoperti, il singolo fatto reato veniva trattato da solo e difficilmente veniva collegato ad altri episodi che magari erano accaduti a molti chilometri di distanza.