Come risposta a Giorgia Meloni la Lega in Veneto si è mobilitata con gazebi e tavoli per mantenere la guida della regione. Nei giorni scorsi sono state raccolte 10mila firme a sostegno della “Lista Zaia”. Ma per Fratelli d’Italia la questione non si risolve ai banchetti. Pertanto, come su queste pagine anticipato, il dibattito sulle proroghe ai presidenti di regione, nel nostro caso, Zaia e Fedriga va a toccare l’area delicatissima degli equilibri centrodestristi delle “Liste del Presidente” che compongono l’alleanza. Sono un riparo formidabile per i candidati portatori di voti in cerca di elezione e che vengono assorbiti nel calderone della “civica” dove trovano ospitalità, vedi Lista Fedriga in Friuli con l’anomalia di un presidente titolare di ben due formazioni: eletto con la Lista del Presidente e in Consiglio Regionale iscritto al Gruppo della Lega. Sull’argomento, dal Veneto, giunge lo scossone. Il premier Meloni ha reso noto che non vuole sentir parlare di “Lista Zaia” alle prossime regionali, anzi, nemmeno di “Liga Veneta”. Un colpo basso per i fedelissimi del presidente che speravano di controbattere sul NO sul terzo mandato con l’opzione delle civiche alle regionali che permettono a Zaia di mantenere un buon numero di consiglieri in maggioranza. Oggi gli uscenti sono 33 su 51. Opzione che avrebbe spaccato il centrodestra e, per tal motivo, Meloni, con Ciriani, non vuole sapere di irritare ancor di più i vertici dell’alleanza. No alle civiche del presidente, compresa la “Lista Fedriga”. Nel ventilatore impazzito interviene l’ex Doge Galan che mette nel mirino l’attuale presidente. Durante un tradizionale ritrovo tra amici in un agriturismo del padovano non ha risparmiato critiche a Zaia: “Spero che i Veneti scelgano qualcuno che faccia (…). Sono 15 anni che qui non succede niente. Io (Galan ndr) credo di poter segnare: Ho fatto la pedemontana, passante, mose, rigassificatore. Nei 15 anni di Zaia cosa mettiamo? Ha finito la pedemontana, portato a casa le Olimpiadi, i patrimoni Unesco. Sulla Pedemontana ha fatto un atto osceno dove il privato si assume col project financing il rischio d’impresa e i giochi non sono ascrivibili a Zaia».