La nuova votazione sui quesiti della Costituente si terrà dal 5 all’8 dicembre. Conte, dopo che BeppeMao (@Copy Dagospia) ha chiesto di ripetere il voto che lo espelleva dal movimento, ha parlato di “Clausola feudale, Grillo schiaffeggia la sua storia e gli iscritti”. Il guru del movimento, Marco Travaglio, commenta il circo: “Da parecchio tempo ha perso lucidità, non lo capisce più nessuno. Prova ne è che una comunità che lo adorava lo ha mandato a quel paese. Un “vaffanculo” certificato da una percentuale dei due terzi degli iscritti. (Grillo ndr) E’ come un bambino che non tocca palla e va via col pallone per non far giocare gli altri. E’ in preda a un fenomeno senile molto triste. E’ convinto – prosegue Travaglio – che Conte ce l’abbia con lui, quando è stato Grillo a chiamarlo per salvare il movimento. Oggi rinnega un voto che più chiaro di così non si poteva. Sulla replica della consultazione non ci sono dubbi, se lo hanno mandato affanculo una volta, ci sarà anche una seconda”. Intanto in Friuli la coordinatrice regionale Elena Danielis ha comunicato agli iscritti che il giorno 29 novembre alle ore 19 al bocciodromo di Cussignacco (Ud) di via Padova si terrà un’assemblea. Previsti i collegamenti da remoto di Stefano Patuanelli e di Vito Crimi. Ma la base nordestina rumoreggia: “Questi furbetti decidono di convocare una riunione per parlarsi del nulla dopo mesi e mesi che non si sono fatte assemblee e per non parlare di politica. La barca sta affondando, in Friuli i consensi sono sotto il tappeto e la gran parte degli iscritti, Pordenone in testa, ha già censurato Capozzi e Danielis. Chi decide oggi l’azione politica regionale? Nel M5Stelle regionale decide l’assistente della consigliera Maria Rosaria Capozzi, Cristian Sergo. In molti casi, vedi il tema dei parchi fotovoltaici, la traversa sul Tagliamento e, in ultimo, quello del finanziamento ai musei privati, sono profondamente spaccati. Capozzi e Sergo si oppongono all’intervento della giunta, Capozzella è a favore. Ma il vero interesse dei vaffa italici è la deroga al terzo mandato. Ci sperano in molti. Campare di politica abbandonando le paturnie degli albori di coloro che dovevano “aprire” i palazzi del potere come scatole di sardine. Acqua passata. Va da sé che gli agi del palazzo hanno risucchiato lo “scatolame” e, una volta sperimentate le dorate comodità di Bisanzio, sentono la nostalgia della poltrona. Un vaffa ciclopico al più grande bluff della politica degli anni 2.000.