Che accadrà ora nella nuova (NOVA) creatura germogliata dalle ceneri dei 5Stelle e del suo fondatore BeppeGrillo? Una prima rivoluzione è quella dell’abolizione del tetto dei mandati. Proposta passata ieri in assemblea col 72% dei voti. E sono in molti quelli che hanno esultato per la deroga ottenuta grazie al parricidio che è stato formalizzato con il risultato della votazione sulla proposta di «eliminazione del ruolo del garante»: il 63% degli iscritti ha detto sì, va sostituito con un organo collegiale di nuova formazione. «Avete deciso, ne prendiamo atto», dice poco dopo Giuseppe Conte nel suo discorso dal palco, che ha chiuso la due giorni del M5s al Palazzo dei Congressi dell’Eur. Parla come se la questione non lo interessasse più di tanto: «Non mi sarei mai aspettato che il garante si mettesse di traverso a questo percorso, che entrasse a gamba tesa», ribadisce. Fatto sta che il fondatore viene accompagnato alla porta senza troppe cerimonie. Anzi, dalla platea pentastellata parte un applauso quasi liberatorio. Certo, a voler guardare i numeri, solo poco più di un terzo degli iscritti (34 mila) ha effettivamente votato contro di lui, gli altri non hanno partecipato al voto o si sono espressi per mantenere la figura del garante. Dopo lo scrutinio, Conte ha abbracciato il capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli. Intorno a loro c’erano quelli della prima ora, i grillini che archiviano Grillo senza tradire emozioni. L’unica che esprime pubblicamente la sua riconoscenza a Grillo è Chiara Appendino: «Ci tengo a ringraziare Beppe per quello che ha rappresentato per il Movimento e per me – scrive sui social l’ex sindaca di Torino – Anzi, per tutti noi. Le differenze politiche non possono cancellare la nostra storia». Grillo, come unica reazione a distanza, cambia la foto del suo profilo di WhatsApp: «Da francescani a gesuiti», è la frase criptica scritta accanto al ritratto di una reliquia di San Francesco. E’ nato il partio di Conte e in Friuli le reazioni restituiscono clamorosi retroscena. Il segretario provinciale di Pordenone, Mauro Capozzella, osserva: «Basta essere partito del Sud, parliamo al Nord, basta dire no a tutto. M5S in Fvg da rifondare. Il Nordest è da sempre legato al mondo della piccola e media impresa, delle professioni, del lavoro ad ogni settore e livello. Ecco che allora occorre riprendere a vivere a fianco a queste persone. Occorre tornare, faccio un esempio, alla battaglia contro Equitalia che tanto venne seguita e sostenuta proprio da chi era ed è impegnato nel mondo del lavoro, soprattutto autonomo. A Nordest le partite Iva, gli artigiani, i piccoli imprenditori hanno fatto girare al massimo la locomotiva Nordest sono stati abbandonati e dimenticati. Con il ministro Patuanelli abbiano avuto l’unico momento di attenzione da parte di un mondo che è la spina dorsale del Nordest, Fvg in testa. Oggi il M5S è visto come un partito del sud». Capozzella mette sotto torchio i regionali: «Serve uscire dal palazzo di piazza Oberdan a Trieste e stare fra la gente, la nostra gente, quella del ‘fare da soli’. Seguire chimere di chi dice no a tutto non porta a nulla qui in Fvg e nel Nordest in particolare. Sull’Autonomia differenziata occorre poi riconoscere il percorso del Titolo V della Costituzione: la legge Calderoli è già stata bocciata dalla Consulta, ma quel percorso non va demonizzato, va analizzato e al Nord è un problema sentito a cui va data una risposta senza se e senza ma». Capozzella infila la lama anche nella questione energia: «Il Fvg è terra che ha fame di energia, ma qui si bloccano i campi fotovoltaici. Fra poco il gas tornerà ad aumentare e così le bollette. Se si ferma la produzione di pil, come faremo a pareggiare i conti? Ecco che occorre scendere in campo e proporre una forte transizione energetica e guadare, in prospettiva, con attenzione alla produzione di energia nucleare green. Ma se da partito ‘verde’ blocchiamo anche l’energia solare, come faremo ad essere credibili?
Sulle alleanze, il banco di prova in Fvg – conclude l’esponente pordenonese – saranno Pordenone e Monfalcone e le regionali». Ma la vera battaglia all’interno dell’area grillina o ex, è quella sulle candidature dopo la fresca abolizione del limite dei mandati. Chi sono i più interessati? I nomi che vengono spifferati nelle conversazioni contiane stanno già riempiendo le chat. Si vocifera di un probabile ritorno di Sergo (trema Capozzi), Ussai e De Zovo, già consiglieri regionali. Potrebbe sperare Paolo Menis, il quale viene dato per certo come coordinatore regionale viste le sue ottime relazioni con l’ex ministro Patuanelli. Certe le espulsioni, com’è normale, degli attuali coordinatori provinciali. Tuttavia, Grillo non sembra voglia cedere il passo al “gesuita” così facilmente e già si vocifera di un suo ritorno alla grande. In questo caso verrà celebrata la grande scissione.