Due criteri di amministrazione e sviluppo di una regione diametralmente opposti. In Veneto il presidente Zaia esulta per aver inaugurato giovedì al Marco Polo, la nuova rotta Venezia-Shanghai. Il presidente non ha dubbi: porterà al Veneto almeno 100 milioni di euri in più di Pil. Per arrivare a questo traguardo, fanno sapere dall’entourage, ci sono voluti anni di studi e di analisi, agevolati dal ministro degli esteri Tajani e portati avanti dal gruppo Save del presidente Enrico Marchi (Messaggero Veneto, Il Piccolo…). Si calcola che porterà almeno 70 mila passeggeri aggiuntivi tra turisti, uomini d’affari e studenti. In Friuli VG invece si parla di “miracolo” per il ritorno dei carrozzoni per trombati chiamati province. Ad intestarsi il rivoluzionario corredo istituzionale è la vice ministra leghista Vannia Gava che informa: «Acceleriamo sulla revisione dello statuto del Friuli VG per restituire ai cittadini quei livelli di governo intermedi sconsideratamente cancellati dalla disastrosa riforma del 2016 (Serracchiani). Sono orgogliosa di poter condurre questo percorso per ripristinare una gestione più efficace del territorio e più vicina alle necessità della comunità». In realtà nessuno ne sente la mancanza, visto che sono già attivi gli Enti di Decentramento Regionale (EDR) e le Comunità Montane. E allora perché tanta passione per la reintroduzione delle province con elezione diretta dei cittadini e composizione degli organi di governo e consiglio che tanta generosità hanno regalato in passato? la risposta sta proprio qui. In Friuli, i partiti, come nella Prima Repubblica, sono tornati ad occuparsi della distribuzione di poltrone. Salvare i trombati che non ce l’hanno fatta alle regionali o nei comuni (vedi Vestaglia) e consentire loro di galleggiare a spese di Pantalone negli inutili enti intermedi. Perché fanno gola le province? la giunta Fedriga ha recentemente ritoccato le indennità per i sindaci e, di conseguenza, si finirà per aggiornare anche quelle degli organi di governo dei nuovi carrozzoni: Al presidente l’indennità si aggira attorno ai 7.000 euri/mese. Assessori 3.500. I consiglieri provinciali potranno optare per una diaria mensile che si aggira sui 1.500 euri. Una manna che spiega l’attenzione dei partiti per “Cocludere quanto prima, al massimo entro l’estate prossima, la definizione». Si punta ad andare al voto nel 2026, tentando di saccheggiare ancora una volta le regole democratiche della durata dei mandati. Allineare il voto delle province alle elezioni dei comuni di Monfalcone e di Pordenone. L’esempio di una melmosa degenerazione partitocratica. Questi sono i magheggi che pantalone friulano è costretto a sopportare. In Veneto si festeggia l’apporto di Pil, in Friuli le sanguisughe ballano.