Domani i lavori dell’Assemblea legislativa del Friuli Venezia Giulia si apriranno con un minuto di silenzio per Giulia Cecchettin voluto dal presidente Mauro Bordin e condiviso da tutti i capigruppo. “Un segnale doveroso di vicinanza alla famiglia di Giulia – evidenzia Bordin – ma anche la conferma di un impegno costante e imprescindibile del Consiglio regionale a fianco di tutte le istituzioni chiamate a operare, ognuna nel rispetto delle proprie competenze. La violenza – conclude il presidente del Cr Fvg – si combatte in ogni sede, a partire dalle scuole elementari per finire alle aule giudiziarie, passando da chi è preposto a costruire leggi sempre più efficaci e da coloro i quali sono chiamati a farle rispettare”. Sulla vicenda non ha mai smesso di far luce sulla società è stata la sorella, Elena Cecchetttin che ha vissuto da vicino l’atteggiamento possessivo dell’ex fidanzato di Giulia. Riporta il Corriere: «C’è bisogno di capire che “i mostri” non nascono dall’oggi al domani, c’è una cultura che li protegge e li alimenta». Elena Cecchettin, 24 anni, sorella di Giulia ha forza e rigore. Già da qualche giorno, prima ancora che trovassero il corpo di sua sorella in un dirupo nel canalone del lago di Barcis aveva iniziato a fare del suo dolorosissimo caso personale un’occasione pubblica per pensare. Per guardare in faccia le molte storie di questo tipo. Il tipo di atteggiamenti (si riferiva al controllo degli accessi su whatsapp ad esempio o ad altri comportamenti che Filippo Turetta metteva in atto con Giulia Cecchettin) viene considerato normale o comunque accettabile – ha spiegato già venerdì – siamo in una società patriarcale in cui un fidanzato che ti controlla il telefono o è molto geloso viene definito come “molto innamorato”. Non solo. Nella nostra società raramente i ragazzi e gli uomini accettano di farsi aiutare. Non voglio generalizzare, molti lo fanno, ma l’ammettere di essere in difficoltà è raro». Elena è lucida. Non scivola mai, tranne quando parla di Giulia, delle loro risate, della loro vita, delle loro avventure. «Ci sono comportamenti che dimostrano volontà di controllo, Filippo lo faceva con Giulia. «Perché non mi hai dato buonanotte ieri sera? Le chiedeva quando Giulia se ne dimenticava – ha spiegato Elena – tant’è che mia sorella aveva tolto la segnalazione dell’ultimo accesso su whatsapp. Non solo: sapendo che quando Giulia dormiva metteva il telefono offline circa un’ora dopo l’ultimo messaggio le mandava un’emoticon. Voleva solo controllare se le spunte fossero due – e dunque se Giulia fosse ancora sveglia – o una – e dunque Giulia stesse dormendo. E ovviamente poi glie ne chiedeva conto. Terribile». Elena vuole che il messaggio passi, che sia universale. C’è il suo lutto personale, intenso, inguaribile. E c’è un problema sociale che non può essere dimenticato, nelle pieghe del quotidiano. Se fino ad ora non è successo a me non è perché sono stata più furba, più intelligente. Non è perché non sono andata all’ultimo incontro, non è perché ho tenuto gli occhi più aperti, non è perché ho denunciato in tempo, non è perché non mi sono ubriacata, non è perché sono stata una brava ragazza. Non è successo a me perché finora non ho trovato sulla mia strada un uomo che ha creduto di avere diritto di uccidermi. (…) La differenza, la sola e unica differenza è stata questa».