Invotabili. La zavorra antistorica e illiberale che affatica il centrodestra.
Un esponente del partito del presunto “pistolero” della vicenda dell’ultimo dell’anno propone il carcere per i giornalisti. L’orbanizzazione dell’Italia trae spunto dagli emendamenti del senatore Berrino (FdI) in linea con la brodaglia culturale (Delitto Matteotti; Ordine Nuovo; Fronte della Gioventù…) cui si sono formati gli attuali esponenti di maggioranza del paese: Pene pecuniarie più severe e detenzione fino a tre anni per “condotte reiterate e coordinate” di diffusione di notizie false. A riaccendere la questione un emendamento del senatore di Fratelli d’Italia, al disegno di legge sulla diffamazione del presidente della commissione Affari costituzionali e collega di partito Alberto Balboni. Le reazioni: «Non abbiamo fatto in tempo ad approfondire il contenuto degli emendamenti. Lo faremo in maggioranza prima di cominciare a votare. Il carcere per i giornalisti? Bisogna vedere se è conciliabile con la sentenza della Consulta», ha commentato a LaPresse il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin. Il riferimento, quanto accaduto nel 2021, con la Corte Costituzionale (sentenza n.150) che aveva ritenuto incompatibile con il dettato della Carta la norma che prevedeva la reclusione come pena in caso di condanna per diffamazione a mezzo stampa compiuta mediante l’attribuzione di un fatto determinato. Dal Pd la misura – parte di un pacchetto di una decina di emendamenti – è stata subito bollata come un “attacco alla libertà di stampa”, mentre qualche dubbio si è levato tra le file di Forza Italia. Dura critica da parte di Fnsi e Odg che hanno parlato di una “norma incivile”, “inaccettabile” e “frutto di pulsioni autoritarie”. Nel dettaglio, si introduce di fatto un nuovo articolo: il 13-bis alla legge sulla stampa. Si prevede il carcere fino a 3 anni e la multa fino a 120mila euro per “condotte reiterate e coordinate” di diffusione di notizie false. L’emendamento aggiunge un comma punendo la “diffusione di notizie false con il mezzo della stampa”. Prevista anche la pena accessoria dell’interdizione dalla professione di giornalista per un periodo da tre mesi a tre anni. “Chiunque, con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all’altrui reputazione, attribuisce a taluno con il mezzo della stampa o degli altri prodotti editoriali registrati di cui all’articolo 1, comma 2, fatti che sa essere anche in parte falsi, è punito, se l’evento si verifica, con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da euro 50.000 a euro 120.000″. Inoltre, “quando le condotte di cui al primo comma consistono nell’attribuzione, a taluno che si sa innocente, di fatti costituenti reato, la pena è aumentata da un terzo alla metà“. Arrivando cioè fino a 4 anni e mezzo di carcere. «Gli emendamenti presentati in commissione Giustizia dal senatore di FdI Gianni Berrino al ddl Diffamazione dimostrano che qualcuno non ha capito molto delle sentenze della Corte costituzionale in materia», ha commentato Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi. «Il carcere per i giornalisti è un provvedimento incivile e denota la paura di questo governo nei confronti della libertà di stampa. Questa è l’orbanizzazione del Paese. Parlare di carcere in caso di quella che viene considerata ‘diffamazione grave’ – ha continuato Costante – significa voler mettere il silenziatore a molte inchieste giornalistiche. Appare, inoltre, del tutto pretestuosa e funzionale a un disegno liberticida la confusione tra fake news e diffamazione a mezzo stampa. Con queste norme faremo un altro salto indietro nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione. L’auspicio è che in Parlamento anche pezzi della maggioranza sappiano reagire di fronte a questo ennesimo sfregio all’articolo 21 della Costituzione».
«Apprendiamo di emendamenti presentati che prevedono, per la Diffamazione a mezzo stampa, il mantenimento della pena detentiva e l’inasprimento delle sanzioni pecuniarie, oltre a nuove aggravanti”, ha esordito commentando gli emendamenti Carlo Bartoli, presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti. “L’Italia è stata più volta richiamata dalle istituzioni europee e dalla CEDU per avere ancora, nel codice penale, la pena del carcere per la diffamazione a mezzo stampa. La Corte Costituzionale ha esplicitamente invitato il Parlamento, nel 2021, a rimuovere la pena detentiva per tale reato. Sarebbe un grave passo indietro, ha concluso, si tratta di posizioni inaccettabili frutto di pulsioni autoritarie». Stasera a Tricesimo si riuniscono i Benito Remix locali per la cena a sostegno del candidato degli invotabili alle europee Alessandro Ciriani. Costo 35 euri. Si paga solo in contanti, nello spirito di Budapest.