Rispunta il clamoroso caso delle “finte bonifiche”. Dopo i 90 milioni degli anni scorsi, sono in arrivo altri 50 per la bonifica del sito denominato “Ex Caffaro” di Torviscosa. Ma cos’è rimasto della bonifica costata 90 milioni? Lo spiega il consigliere comunale di Toviscosa Mareno Settimo: “Da alcuni mesi stanno “bonificando” le discariche poste a nord della strada Barcata (è la strada che dalla Zuina porta a villa Diotti, passando davanti alla Edison). Quello che non tutti sanno è che alle discariche, arrivando dal Belvat, si può accedere senza alcun problema. Sono stati rimossi tutti i cancelli e a anche tutte le recinzioni. Una volta superata la località Banduzzi si possono ammirare i grandi lavori sin qui eseguiti a spese dello Stato: hanno spianato e macinato tutti i cespugli e anche tutti gli alberi cresciuti negli ultimi trent’anni. Gli spazi sono percorribilissimi, anche dai cinghiali”. Quindi veleni e discariche. Il magheggio delle “finte discariche” circa 10 anni fa, finì in Procura a Udine sotto la visione del PM Viviana Del Tedesco. All’inizio del 2014 il procuratore Pignatone aveva chiesto gli atti dell’inchiesta friulana, meritevole di aver scoperto l’asserito bluff della bonifica della laguna di Grado e Marano. Dopo aver acquisito alcuni rapporti di polizia giudiziaria e interrogato decine di testimoni, era giunto a fare i nomi dei protagonisti. Il deus ex machina venne individuato in Gianfranco Mascazzini, direttore generale del Ministero fino al 2009, poi consulente Sogesid e presidente del Comitato tecnico-scientifico della Bonifica friulana. Ci sono poi i vertici di Sogesid, società operativa del Ministero, il presidente Vincenzo Assenza, l’amministratore delegato Fausto Melli e il commissario Franco Pasquino. Troviamo anche i tre commissari della bonifica a Marano (dal 2002 al 2012), gli ex assessori regionali friulani Paolo Ciani e Gianfranco Moretton, nonchè il professore Gianni Menchini. I reati contestati erano associazione per delinquere (in parte prescritta), truffa, tentata corruzione, abuso d’ufficio e concussione. Il reato associativo si riferiva a un presunto accordo (coinvolti tra gli altri Mascazzini e Mazzacurati) per creare da una parte la bonifica “fantasma” di Grado e Marano, basata su dati scientifici (inquinamento da mercurio industriale) mai verificati. L’accusa sosteneva che la bonifica friulana era in gran parte inventata, perché l’inquinamento riguardava solo l’area industriale Caffaro, ma il Sito era stato esteso a 4mila ettari di terra e 1600 ettari di laguna. Non fu bonificato nulla, ma ci si limitò a studi e dragaggio dei canali, con spese esorbitanti. In questo modo all’epoca di Ciani vennero addebitati 25 milioni di euro (in cinque anni), a quella di Moretton 26 milioni (in due), a quello di Menchini 29 milioni di euro (nel 2009). Nella rete dei sospetti anche funzionari che hanno beneficiato di stipendi e tecnici che avrebbero avvalorato un’emergenza ambientale che non c’era. Questa è la storia di una laguna che è diventata una mangiatoia. Per la cronaca, tutti vennero assolti. Una laguna malata e mai bonificata. Un buco nero di sprechi e veleni nel quale lo Stato ha annegato quasi 100 milioni. È una storia di fanghi al mercurio e commissari indagati, di canali otturati e analisi creative. Per raccontare lo scandalo della laguna di Grado e Marano basterebbe dire come è iniziato e come sta (forse) finendo. È iniziato con uno stato di emergenza (3 maggio 2002, ministro dell’Ambiente era Altero Matteoli) e la nomina di un commissario da parte dell’allora boss della Protezione civile Guido Bertolaso. In tutto questo marasma sono arrivati altri 50 milioni che saranno gestiti dal Consorzio Bonifica Friulana. Alcuni mesi fa, il consigliere regionale del Pd Francesco Martines aveva interrogato giunta e presidente della regione Friuli VG “per conoscere le tempistiche di esecuzione dei lavori previsti dall’accordo di Programma e, tenendo in considerazione la delegazione amministrativa per la realizzazione delle opere affidata al Consorzio di Bonifica Pianura Friulana, conoscere lo stato di operatività del Consorzio per tali opere”.