8 Febbraio 2025 - 8:28 pm


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DiPietro Exxx…Polzive!!! Mentana presenta il libro di Michele Santoro su Maurizio Avola: Cosa Nostra e appalti. Spunta il nome della friulana De Eccher. Esclusivo

 

Su La7, a cura di Enrico Mentana, è andato in onda ieri sera uno special su Cosa Nostra. L’occasione l’ha fornita Michele Santoro che ha scelto la trasmissione di Mentana per presentare il suo nuovo libro: “Nient’altro che la verità“, in uscita oggi per i tipi di Marsilio.

Si tratta di un’intervista al pentito Maurizio Avola. In studio Purgatori, Santoro, la figlia di Borsellino e Antonio Di Pietro in collegamento da casa sua. Avola, il killer di mafia, racconta i momenti subito precedenti alla strage di via d’Amelio in cui fu assassinato il magistrato che dava la caccia a Cosa Nostra. Un omicidio a cui Avola rivela di aver partecipato in prima persona. Tuttavia è nelle rivelazioni di Antonio Di Pietro che spunta il nome della De Eccher. Racconta l’ex magistrato: “La bufera, attivata dalla procura di Brescia (in cui operava il pm Fabio Salamone), mi aveva colpito “proprio mentre io stavo arrivando alla cupola mafiosa grazie alle dichiarazioni che mi aveva fatto il pentito Li Pera su un certo Filippo Salamone (fratello del magistrato, ndr), imprenditore agrigentino intermediario tra il sistema mafioso e il sistema imprese-appalti. Il nord veniva gestito soprattutto da Raul Gardini e dalla Calcestruzzi di Panzavolta. Insomma, Palermo arriva prima di me, nel 1992”. Di Pietro durante la trasmissione di ieri sera, ha ribadito che “Il capitano del ROS Giuseppe De Donno un bel giorno mi portò a Regina Coeli, a parlare con l’ex capo della Rizzani De Eccher in Sicilia, Giuseppe Li Pera, il quale mi aveva tirato fuori il nome di Filippo Salamone”. In questo caso, e secondo la narrazione di Di Pietro, Li Pera è stata una figura chiave per capire qualcosa della vischiosità dei rapporti fra Stato, Massoneria, politica e imprese. Il geometra in quel tempo era dirigente della friulana Rizzani De Eccher, capo area in Sicilia. E’ stato il primo uomo a parlare con i magistrati siciliani del sistema mafioso negli appalti, delle commesse taroccate, delle connection politico mafiose proprio per assicurarsi una montagna di lavori pubblici. Ma nessuno gli credette, tranne un magistrato catanese, Felice Lima, il quale proprio per questo venne trasferito per “incompatibilità ambientale”. Tuttavia Li Pera chiamò in causa, con pesanti accuse, magistrati del calibro dello stesso Giammanco e di quattro sostituti di peso (Lo Forte, Scarpinato, Pignatone, De Francisci).

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