“La memoria di quegli atti barbarici è viva nella coscienza degli italiani”, ha dichiarato Mario Draghi dopo la decisione di Emmanuel Macron di consegnare all’Italia una manciata di ex terroristi. C’è una memoria benedetta e una memoria maledetta, una memoria che ristora e guarisce e una memoria che affligge e punisce. La memoria benedetta è quella che non dimentica il danno arrecato, il dolore inflitto: come una pianta che vogliamo sia sempre verde, va coltivata, dissetata, curata con amore. La memoria maledetta è quella che danna fino alla morte l’autore del danno: è una colonna infame che si impianta sul luogo del delitto a futura, indelebile memoria dell’uomo del fatto.
“Una decisione di portata storica”, ha detto Marta Cartabia. “La giustizia faccia il suo corso”, le ha fatto eco Enrico Letta. La decisione è anacronistica. Il corso della giustizia ha superato ogni limite di ragionevole durata, non segue la freccia del tempo a dimensione umana, è volto a un infinito passato remoto. Dieci persone sono tradotte in Italia a scontare una pena inutile, inumana, fuori dal tempo. È una pena che si sconta all’incontrario rispetto al corso del tempo. Non è volta al futuro, non tende alla rieducazione, non cambia il condannato. È volta al passato, al tempo del reato. In carcere non entra l’uomo, entra il suo reato. Ogni pena che si esiga di scontare dopo 40 o 50 anni dal fatto, è una pena ingiusta perché punisce un uomo diverso da quello del delitto.