Una piccola noterella del centrosinistra isontino (firma Morsolin) apparsa ieri su “Il Piccolo” ha destato l’attenzione dell’ex sindaca Cisint (con scorta) e fatto replicare alle osservazioni riguardo alla proposta di una delega alla legalità in comune. Dalla sezione Lega locale interviene il capogruppo in regione Calligaris: “Un assessorato alla legalità già c’è da otto anni e sta lavorando anche molto bene” e vorrei annotare che “in Regione, nel 2018, era stato lo stesso Diego Moretti a criticare la scelta di introdurre un assessorato alla legalità e alla sicurezza“. Per questo motivo l’auroparlamentare Cisint lancia una vera e propria «Operazione verità» insieme a tutta la sezione della Lega Monfalcone, Ronchi e Staranzano, stufa di proposte come una delega alla legalità, perché “un assessorato alla legalità già c’è da otto anni e sta lavorando anche molto bene” precisa il segretario della Lega locale Bearzi. Sul caporalato è Cisint a rivendicare otto anni di denunce del sistema produttivo basato sui subappalti. Monfalcone è un caso che fa scuola ed è con noi che gli italiani hanno potuto “recuperare strada”, grazie alle norme che abbiamo portato a casa, quali la stretta dei ricongiungimenti familiari e il taglio delle detrazioni per i paranti a carico non residenti in Italia. Quello che oggi, invece, denunciamo è un sistema di potere che lega i politici locali di sinistra ai leader della comunità musulmana e ai soggetti condannati e sotto inchiesta per caporalato, truffa ed estorsione. A tal proposito, molte sono le foto ad eventi e occasioni politiche e non – mostrate in conferenza stampa – che ritraggono esponenti della sinistra monfalconese insieme al bengalese condannato in via definitiva per estorsione nell’ambito di un processo sul caporalato. Si trova persino alla presentazione dei candidati a sostegno della lista Bullian e in diverse altre occasioni conviviali dentro e fuori i centri islamici. Assistiamo soltanto alle ennesime dimostrazioni che ci spiegano da che parte sta la sinistra. Come anche il candidato Moretti che ha accettato di incontrare un gruppo di bengalesi senza pretendere che si parli in italiano e richiedere la presenza delle donne, accettandone così la sottomissione. Inoltre, le vicende emerse come quella del pizzo islamico per finanziare le moschee, pongono un tema sulla trasparenza dei bilanci dei centri islamici, che ad oggi sono vere e proprie zone senza franche. Serve rendere pubblici i bilanci per capire da dove arrivano i soldi che li finanziano ed è anche questo ciò proporremo al sottosegretario all’interno Molteni che a fine mese verrà a Monfalcone.
Poi c’è la questione del terrorista islamico arrestato a Monfalcone che, si legge nei documenti, voleva aprire qui una moschea: tale rivelazione evidenziata dall’inchiesta dei ROS ci porta a riflettere su come in Italia possa essere facilmente possibile aprire indisturbati una moschea – dietro la copertura di “centro culturale”.