Di ritorno dal convegno di Pescara organizzato dalla “Parte liberale del centrodestra” ho ricevuto diversi SMS, alcuni critici, di curiosità, altri di incoraggiamento. I messaggi critici esprimevano perplessità circa il rischio di “polverizzazione” che l’esuberante fronte libertario del PDL andava incontro. Della Vedova alle prese con la fondazione, Taradash con la militanza, Capezzone al riparo dalle tempeste, Diaconale il Saggio a guidare la turbolenta nave fra il mare periglioso degli eccentrici liberali.
Tuttavia, coloro che temono il pericolo di una eccessiva frammentazione dovrebbero sapere che la cultura del mondo liberale è sempre individualista, e contiene al centro il problema su come conciliare pluralismo e libertà individuale. Un pluralismo è vitale solo quando si basa su appartenenze multiple, un singolo individuo può far parte di più associazioni. Questo pluralismo tutela la libertà e impedisce al potere politico di diventare monolitico.
A Pescara si è assistito alla progenitura di quella libera concorrenza tra gruppi, appunto, che è la tutela indiretta delle libertà individuali. Che su un punto si sono travate d’accordo: le attuali coalizioni non portano né a una moderna economia di mercato né a una urgente riforma della giustizia.
SE si separa la sostanza dal metodo l’incontro di Pescara ha colto nel segno.
Ci siamo resi conto che nel nostro paese la libertà economica subisce tutti i condizionamenti ideologici rappresentati dall’ecologia, dal pacifismo, dal sindacalismo, dal consociativismo, dalla solidarietà sociale, dal giustizialismo.
Il cenacolo pescarese va interpretato come concetto o presenza politica che includa una vasta convergenza a sostegno di alcuni principi centrali e condivisi: Libertà delle persone e dell’economia collocate nel mondo occidentale e in particolare nell’alveo del nuovo governo. L’esempio è ancora quello britannico, per altro evocato splendidamente da BDV sulla Stampa del 21 scorso. Se Tony Blair ha espresso un forte riformismo liberale, occorre dire che nei tempi passati e con maggior forza di rottura, la rivoluzione liberista l’ aveva compiuta il polo conservatore della Thatcher.
In questo senso, se le libertà economiche, dei diritti umani e della giustizia continuano a subire condizionamenti ideologici, non resterà che la tremontiana “speranza” dell’Ancien Regime, del New Deal keynesiano o peggio ancora il richiamo ai valori della famiglia e dell’identità che però appartengono all’Angelus domenicale di Benedetto XVI.
Tuttavia, coloro che temono il pericolo di una eccessiva frammentazione dovrebbero sapere che la cultura del mondo liberale è sempre individualista, e contiene al centro il problema su come conciliare pluralismo e libertà individuale. Un pluralismo è vitale solo quando si basa su appartenenze multiple, un singolo individuo può far parte di più associazioni. Questo pluralismo tutela la libertà e impedisce al potere politico di diventare monolitico.
A Pescara si è assistito alla progenitura di quella libera concorrenza tra gruppi, appunto, che è la tutela indiretta delle libertà individuali. Che su un punto si sono travate d’accordo: le attuali coalizioni non portano né a una moderna economia di mercato né a una urgente riforma della giustizia.
SE si separa la sostanza dal metodo l’incontro di Pescara ha colto nel segno.
Ci siamo resi conto che nel nostro paese la libertà economica subisce tutti i condizionamenti ideologici rappresentati dall’ecologia, dal pacifismo, dal sindacalismo, dal consociativismo, dalla solidarietà sociale, dal giustizialismo.
Il cenacolo pescarese va interpretato come concetto o presenza politica che includa una vasta convergenza a sostegno di alcuni principi centrali e condivisi: Libertà delle persone e dell’economia collocate nel mondo occidentale e in particolare nell’alveo del nuovo governo. L’esempio è ancora quello britannico, per altro evocato splendidamente da BDV sulla Stampa del 21 scorso. Se Tony Blair ha espresso un forte riformismo liberale, occorre dire che nei tempi passati e con maggior forza di rottura, la rivoluzione liberista l’ aveva compiuta il polo conservatore della Thatcher.
In questo senso, se le libertà economiche, dei diritti umani e della giustizia continuano a subire condizionamenti ideologici, non resterà che la tremontiana “speranza” dell’Ancien Regime, del New Deal keynesiano o peggio ancora il richiamo ai valori della famiglia e dell’identità che però appartengono all’Angelus domenicale di Benedetto XVI.