Il 31 agosto scorso il presidente triestino Fedriga ha riunito nel capoluogo regionale il direttivo della Comunità di Riviera Friulana (Latisana, Lignano, Marano, Precenicco, Pocenia) per comunicare che, a causa delle emissioni importanti dell’eventuale insediamento di un’acciaieria a San Giorgio, il progetto è stato abortito. Lo studio sarebbe stato compiuto dall’Università di Udine ma nessuno lo ha visto. La comunicazione è stata illustrata nell’assemblea convocata a Rivignano lunedì scorso in cui erano presenti tutti i sindaci, o delegati, dei comuni della Riviera: Carlino, Latisana, Lignano, Muzzana del Turgnano, Marano Lagunare, Pocenia, Porpetto, Precenicco, Rivignano-Teor, Ronchis e San Giorgio di Nogaro. Assente solo Palazzolo dello Stella. Ancora una volta Trieste e Pordenone gliel’hanno messa nel didietro agli allocchi friulani che stasera festeggeranno al sagrone di Friuli Doc con fasolari, polenta, frico, musetto e fiumi di Merlot. Felici di aver perso l’opportunità incredibile di essere attori protagonisti nella fase della ricostruzione ucraina. Un business da 400miliardi di dollari. Senza contare le potenziali ricadute sul territorio che si sarebbero tradotte in oltre un miliardo e mezzo di euro di investimenti da realizzarsi in 3 anni, oltre un migliaio di nuovi posti di lavoro diretti altamente qualificati e duemila indiretti, per un fatturato complessivo annuo di 3 miliardi di euro, corrispondenti al 16% e all’8%, rispettivamente, del PIL della Provincia di Udine e della Regione FVG. Trieste e Pordenone sarebbero impallidite, travolte da un’attività industriale che avrebbe assicurato un grande futuro alle nuove generazioni col Friuli in testa come regione più produttiva d’Italia. Certamente possibile coi numeri illustrati in giunta un anno fa: investimenti pubblici o privati anche cumulativamente pari a un importo non inferiore a 400.000.000,00 di euri relativi ai settori di rilevanza strategica, quali filiere della microelettronica e dei semiconduttori, delle batterie, del supercalcolo e calcolo ad alte prestazioni, della cibersicurezza, dell’internet delle cose (IoT), della manifattura a bassa emissione di Co2, dei veicoli connessi, autonomi e a basse emissioni, della sanità digitale e intelligente e dell’idrogeno, individuate dalla Commissione Europea come catene strategiche del valore”. Una battuta d’arresto fatale e drammatica per il Friuli che rivela una cronica carenza d’interesse di una classe dirigente pigra, incapace di tracciare la linea dello sviluppo, costretta invece ad inseguire il fulmineo attivismo delle attività produttive.