Si chiama Rosanna Filippin è tosta ed è la segretaria regonale del PD veneto. Il partito di Bersani. I veneti, si sa non scherzano, vuoi per i sonetti leghisti o per le lodi serenissime o per il lascito veneziano, la Filippin ha imposto e ottenuto che i tre capilista per Senato, Camera 1 e 2, fossero tutti veneti, DOC. Nessuna imposizione dai terùn. Tutti.
Serracchiani invece intavola trattative estenuanti con Bersani e, a giudicare da fonti bene informate, sicuri sarebbero solo Brandolin, Zanin, Malisani, De Monte, Rosato. Nulla di più.
La faccenda si fa seria giacchè l’ingarbugliamento non è stato gestito, diciamo così “alla romana”. Non c’è stato lo scambio Parlamento, Palazzo D’Aronco/Belgrado/Oberdan. Che ne sarà di Pegorer? Strizzolo farà l’assessore regionale? Chi frena gli appetiti del Coppola tecnologico? Che ne sarà di Sonego? Cederà Baiutti alle pressioni di candidare in provincia UD? Quanti ex PCI traditi alle parlamentarie, andranno a rimpolpare le liste per le regionali?
Gli unici ad aver gestito in modo equilibrato e compensativo le parlamentarie sono stati i triestini. Per il resto un’armata Brancaleone che sarà oggettivamente in difficoltà per le regionali.
Per l’intanto, Tondo, in periodi in cui la politica ha subito le turbolenze più violente degli ultimi anni, riesce a “tenere” l’indice di gradimento al 48% , un dato altissimo a soli tre punti dalla soglia del 51.