Trieste, in fatto di polemiche, ha anticipato anche Sanremo. Se in riviera Goelier e Gahli hanno fatto roteare a velocità supersonica le pale del rifiutaggio televisivo, a Basovizza e nella stazione dei treni del capoluogo giuliano, si è riflettuto sul significato del “Giorno del Ricordo” a vent’anni dall’introduzione della legge voluta dal senatore ex Msi Roberti Menia. Perché nelle scuole di terra giuliana serpeggia ancora il pregiudizio verso fatti che umiliarono un’intera popolazione? Oggi, l’assessore regionale Fabio Scooccimarro, richiama l’attenzione del corpo docenti rispetto a una verità storica che si vuole sequestrare agli studenti ed esprime il suo pensiero: «Nonostante la folta partecipazione alla cerimonia del 10 febbraio a Basovizza e le ore di fila per visitare il “treno del ricordo” presso la Stazione di Trieste, ho visto pochi giovani e (correggetemi se sbaglio) nessuna classe di studenti triestina. Cari prof. nostalgici del ’68 e “radical chic”, siete pagati per spiegare il programma didattico, che, anche se non vi piace, comprende le verità negate o nascoste colpevolmente per decenni (lo disse anche il presidente Cossiga negli anni ’90). AGGIORNATEVI, il GIORNO DEL RICORDO E’ LEGGE, DOVETE INSEGNARLO AI GIOVANI e dire che un regime, quello comunista, con un maresciallo assassino quale Tito, hanno ucciso migliaia di italiani e centomila slavi, rei di non pensarla come loro. Solo chi conosce la propria storia, può costruire un solido futuro, senza odio».