Da Ovest (Pordenone) a Est (Gorizia) il comparto sanità è un cumulo di macerie, macerie natalizie per via di decisioni assurde, nomine “fuori sacco”, accorpamenti fra istituti e aziende, punti nascita “salvati” senza titoli e chiusure unità specialistiche. Dopo Fratelli d’Italia che ha provocato la “crisi” natalizia che ha richiesto la convocazione di un vertice di maggioranza (vedi leopost), scendono in campo le sigle sindacali UilFpl e Nursind per denunciare e respingere la decisione dei vertici regionali di riorganizzare, senza alcuna adeguata comunicazione alla popolazione e agli operatori sanitari, la cardiologia chiudendo l’unità coronarica dell’Ospedale di Gorizia. Stefano Bressan segretario generale della UilFpl e Luca Petruz di Nursind analizzano la situazione. Va detto che si tratta di decisioni assurde, peraltro prese in totale assenza dei vertici dell’azienda sanitaria giuliano isontina del neo nominato direttore Antonio Poggiana. Senza considerare le ricadute negative che tale scelta avrà nei confronti dei cittadini. Utenti destinati improvvisamente a Trieste o Udine con tutte le problematiche che ne conseguono. UilFpl e Nursind accusano i vertici regionali di mancanza di collegialità e di condivisione di tale scelta. Anzi, a far imbestialire i sindacati è il metodo: “La notizia – ricordano Stefano Bressan e Luca Petruz – appresa solo attraverso un confuso documento regionale sulle linee di indirizzo 2025, lascia sgomenti e pone numerosi interrogativi sulla programmazione sanitaria regionale. Una decisione incomprensibile e non condivisa. La chiusura dell’unità coronarica di Gorizia verrebbe giustificata con l’insufficiente occupazione di posti letto; tuttavia, i dati in nostro possesso mostrano un quadro diverso: nel 2024 sono stati ricoverati 551 utenti, con un trend in crescita rispetto ai 420 del 2022 e ai 534 del 2023. Numeri significativi, considerando anche la cronicità legata all’età avanzata della popolazione dell’alto Isontino. Inoltre, non si comprende il razionale dietro la scelta di chiudere una realtà appena ristrutturata e perfettamente attrezzata, con un eccellente servizio di elettrofisiologia adiacente. Gli impianti di pacemaker e defibrillatori, apparecchi salvavita, sono in costante aumento: da 238 nel 2022 a 328 nel 2024. Parallelamente, i 1.278 monitoraggi di questi dispositivi avvengono da remoto grazie al lavoro di operatori altamente esperti, formati da decenni. Questo servizio è fondamentale e deve essere implementato nell’ottica di una medicina preventiva e più vicina al cittadino, anche attraverso sistemi di telemonitoraggio e assistenza. Gli investimenti in tecnologia e le competenze specialistiche acquisite devono continuare a servire la popolazione. Diventa quindi inaccettabile togliere i posti letto cardiologici appena istituiti per convertirli in degenze di Medicina generale. La patologia cardiologica aumenterebbe il carico assistenziale su un’équipe medica già in grave carenza di organico e con competenze non specifiche. Il futuro della sanità goriziana è nebuloso. Le Case di Comunità e l’Ospedale di Comunità, previsti nell’ex Sanatorio e annunciati con enfasi, non saranno operativi prima del 2026 e comunque non potranno mai sostituire le specialità mediche e chirurgiche oggi a rischio. Le Case di Comunità avranno una valenza esclusivamente ambulatoriale, mentre gli Ospedali di Comunità accoglieranno pazienti clinicamente stabilizzati, con bisogni di base, lasciando scoperti tutti gli interventi di natura specialistica o riabilitativa. Nel frattempo, ci troviamo di fronte a un sistema sanitario locale sempre più frammentato e confuso, con ambulatori che si moltiplicano senza una strategia chiara. La creazione di ambulatori distrettuali e ospedalieri di specialità, come quelli diabetologici e cardiologici, sembra rispondere più a logiche politiche che a reali necessità sanitarie, generando inefficienze e disorientamento tra operatori e cittadini. Una strategia che penalizza il pubblico e favorisce il privato. Questo ennesimo episodio si inserisce in un quadro più ampio di smantellamento progressivo della sanità pubblica, con un evidente spostamento di risorse e personale verso gli Ospedali Hub e una cronica carenza di organico che non trova soluzione. Le continue riorganizzazioni, che si protraggono da oltre trent’anni, stanno portando la sanità territoriale verso una crisi senza precedenti, lasciando i cittadini senza risposte adeguate ai loro bisogni di salute. UilFpl e Nursind chiedono con forza alla Regione Friuli-Venezia Giulia di rivedere questa decisione, coinvolgendo attivamente operatori sanitari, cittadini e rappresentanze sindacali in un percorso di confronto trasparente e costruttivo. La salute dei cittadini deve rimanere un punto di riferimento per la comunità, garantendo servizi specialistici di eccellenza e un futuro dignitoso per la sanità pubblica.