
Premessa ai lettori: Il film “Vogliamo i Colonnelli” ci accompagnerà per tutta la durata della campagna elettorale, fino al 10 giugno. Tritoni (formidabile Tognazzi) è l’onorevole che organizza il colpo di stato; la pelliccola trae spunto dal “Piano Solo” e “Golpe Borghese”.
Che la Lega lisci il pelo alle caserme, alle Batterie Comando e Servizi, alle jeep e ai generali è testimoniato dalla passione per Vannacci, elevato a martire per via della presunta persecuzione giudiziaria (ma il peloso garantismo degli strabici di centrodestra svanisce quando si tratta di poveri studenti pestati a sangue dai poliziotti) disposta da un ministro della maggioranza. In Friuli non mancano gli epigoni degli Alceo Pariglia e dei pericolanti Bassi-Lega che si esprimono attraverso le assurde modifiche alle leggi elettorali. L’ultimo schiaffo ai principi costituzionali arriva dal capogruppo della Lega in consiglio regionale Fvg, Calligaris: «Parlando di legge elettorale regionale, voglio ricordare che una delle motivazioni per modificarla potrebbe semplicemente essere il fatto che con il 28% dei voti l’opposizione ha ottenuto il 40% dei seggi, ovvero attualmente ci sono da 2 a 3 consiglieri di opposizione che siedono in Aula non eletti da nessuno”.
Alle ultime regionali la coalizione di maggioranza ha ottenuto 250mila voti pari a 28 seggi. La minoranza 117mila pari a 18 seggi. La legge elettorale è di una chiarezza cristallina: “La coalizione di gruppi o il gruppo di liste collegati al candidato eletto Presidente della Regione ottengono almeno il 60 per cento dei seggi del Consiglio, arrotondato all’unità più vicina, a condizione che il candidato eletto Presidente abbia ottenuto più del 45 per cento dei voti validi conseguiti da tutti i candidati alla carica di Presidente. (…). Gli altri gruppi di liste ammessi alla ripartizione dei seggi ottengono almeno il 40 per cento dei seggi del Consiglio, arrotondato all’unità più vicina, incluso il seggio riservato al candidato Presidente che ha conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore a quello del candidato eletto Presidente”. Dall’opposizione, capogruppo Diego Moretti, arriva fulminea la ramanzina che incenerisce il leghista: “Antonio Calligaris dovrebbe ripassare la Costituzione e il principio dei pesi e contrappesi in un sistema elettorale a elezione diretta. La sua proposta mette in evidenza lacune spaventose. Vorrei ricordargli le “buone ragioni” costituzionali – ma in fondo forse pure politiche – che abbracciano il divieto di più mandati consecutivi e la concentrazione di potere che deve essere bilanciata da solidi contrappesi necessari per scongiurare l’alta personalizzazione del potere che, in capo all’organo monocratico di vertice dell’esecutivo, discendono dall’elezione diretta. Chi usa argomenti contro la minoranza trascura un elemento macroscopico: ossia, che vi è una profonda differenza tra la titolarità della carica di vertice di poteri esecutivi e quella di mandati rappresentativi all’interno di assemblee elettive. Il rischio di concentrazione e di personalizzazione del potere – conclude Moretti – è molto elevato per i vertici dell’esecutivo, soprattutto allorquando questi siano eletti direttamente dai cittadini e possano perciò fondarsi su una legittimazione di tipo popolare”.
Per restare in tema elettorale, il Consiglio delle autonomie, presieduto dal neo presidente Giorgio Baiutti ha approvato, nella seduta di ieri mattina (assenti comuni di Gorizia, Pordenone, Mossa, Muggia, San Canzian e Tolmezzo) con 15 voti favorevoli e il comune di Udine contrario, lo schema di disegno di legge sulle “disposizioni urgenti per lo svolgimento nell’anno 2024 delle consultazioni elettorali e disposizioni in materia di elezioni comunali e regionali”. In pratica abbassamento della soglia al 40% per evitare il ballottaggio e via libera al terzo mandato nei comuni fino a 15mila abitanti. Ora la palla passa in giunta poi in aula in modo da rendere operative le modifiche per l’8/9 giugno.