In difesa del messale in friulano scende in campo la politica. Addirittura il presidente Fedriga protesta perché la Conferenza Episcopale Italiana ha bocciato la proposta di “voltare” in friulano il libro liturgico. Un’interferenza all’incontrario clamorosa dove istituzioni pubbliche, che si presume laiche, irrompono in faccende religiose e per di più riguardanti un altro stato. E’ la nostalgia del Potere Temporale che si riaffaccia e affascina il presidente Fedriga per quella chiesa opulenta che esibisce la ricchezza dei palazzi e degli ori e dimentica i poveri. Tanto impegno da parte delle istituzioni friulane spinge gli osservatori a credere che si tratti solo di un’operazione strumentale, finalizzata a erodere qualche voto ai “cugini” di Fratelli d’Italia che hanno messo “Dio” al centro del loro programma politico. Se fosse vera vocazione o passione religiosa, i “missionari” Fedriga, Bordin, Zilli, Novelli, Moretuzzo dovrebbero minimo minimo interessarsi della “cultura dello scarto” che in questi giorni di novembre ha dato un segnale tangibile della sua presenza in regione. Il dramma di un nuovo suicidio nel carcere di Udine, il più sovraffollato d’Italia. La persona che si è tolta la vita aveva 64 anni e viveva una situazione familiare molto critica. Una vittima della “Cultura dello Scarto” poiché le stesse istituzioni che si stracciano le vesti in questi giorni per il messale stanno ben alla larga dai luoghi di spersonalizzazione, lesivi della dignità umana. Ma l’interesse per il libro liturgico è prioritario anche a Tolmezzo nel cui carcere manca l’acqua calda e le docce sono esterne e in comune per 35 persone. Stato dei penitenziari riflesso della nostra realtà sociale friulana e perciò, sorge un sospetto: se i titolari delle istanze in difesa del messale in friulano lo avessero letto, non sarebbero caduti nell’abisso dell’egoismo e dell’indifferenza verso gli ultimi, gli scartati.