I rimbalzi dal palazzo restituiscono notizie clamorose rispetto al refrain natalizio che ha :provocato l’ulcera all’intera coalizione di centrodestra Fvg: Il “terzo mandato”, era inevitabile, anche se mancano ancora due anni alla scadenza, i partiti cominciano a rumoreggiare. Pertanto la Lega corre in difesa delle posizioni e lo fa innalzando il presidente uscente a simbolo di una battaglia che rischia di travolgere lo stesso presidente che rivendica la libertà dei cittadini di poterlo votare per la terza volta. Ma oggi compie uno scivolone pazzesco, derivato dall’ubriacatura di potere che riserva il maggioritario. E nel caso in esame Fedriga, inavvertitamente, dimostra perché con quel sistema non si può invocare l’”esercizio dei diritti di partecipazione democratica“ poiché una restrizione del diritto di elettorato passivo, trova la sua giustificazione «nel rischio di concentrazione e di personalizzazione del potere». Come? lo dimostra la coreografica idea di Fedriga: dimettersi prima del termine del suo mandato e ripresentarsi. Qualora Fedriga si dimettesse, automaticamente tutti i consiglieri andrebbero a casa per via del principio “Aut Simul stabunt aut simul cadent”. E il via a nuove elezioni. Ci fosse un sistema proporzionale, Fedriga potrebbe tranquillamente togliere il disturbo, accontentare gli alleati con questa insopportabile tiritera, e sarebbero i consiglieri eletti con le preferenze a fare il nome del successore, senza tante paturnie. La regione, in poco tempo, avrebbe un nuovo presidente fino al termine naturale del mandato. Chi non vuole un sistema in cui sia l’aula che decide il nome del presidente? Il primo scivolone del 2025 è firmato Fedriga che, inaspettatamente, mette in evidenze, la concentrazione massima di potere monocratico conferito ad una sola persona che si scontra con l’esercizio dei diritti di partecipazione democratica. Intanto sul fronte partiti terzo mandato dai vertici di Forza Italia Fvg fanno sapere che la linea l’ha dettata Gasparri pertanto in aula i consiglieri voteranno No. Ed è già un secondo strappo in maggioranza dopo quello di Fratelli d’Italia.