Voleva far togliere perfino uno striscione appeso all’ingresso dell’istituto in difesa del personale sanitario. Striscione che sintetizzava il disordine ormai cronico che investe la SanitàFvg. C’è scritto: “Chiediamo il giusto riconoscimento ai lavoratori che garantiscono la tenuta del sistema”. Qual’è la funzione del sindacato? In assoluto, tutelare e assicurare le prerogative dei lavoratori venute meno dopo l’introduzione della “perequazione” che ha sostituito l’ottimo sistema delle Rar (pagamento delle eccedenze orarie legate ai i richiami in servizio).
C’è una ragione per cui Stefano Dorbolò, direttore dell’Istituto Scientifico Burlo Garofolo di Trieste, continua a banalizzare il dato delle percentuali di adesione del personale sanitario che ha partecipato allo sciopero organizzato dalle sigle UilFpl e Nursind martedì 2 luglio scorso a Trieste. A fine anno scadono i direttori generali delle Aziende Sanitarie Fvg e la poltrona della dirigenza del Burlo è sul “mercato”. Il suo nome è nel giro d’aria della giunta regionale e non ci sono paracadute che tengano. E infatti, riguardo ai numeri e alle nuove tecnologie, ancorché Riccardi e Fedriga avessero presentato in grande stile a Villa Manin di Passariano le potenzialità dell’intelligenza artificiale applicata al comparto, il direttore Dorbolò rimane ingessato all’antico della sua discrezionale calcolatrice. Quello del 2 luglio scorso è stato il primo sciopero virtuale mai organizzato in Italia e la piattaforma “WorkersView” ha fornito tutti i dati ufficiali relativi all’adesione. Al sito indicato risulta che, “fra i dipendenti del comparto totali dell’amministrazione (628), la percentuale di adesione alla “Manifestazione di Sciopero 2.0” è stata dell’81,52%. Nel dettaglio: sanitari 80%; amministrativi 10% e tecnici 10%. Un grande successo che ha travolto l’intera dirigenza. Ma non è finita. I compilatori che hanno risposto positivamente allo sciopero sono stati: 512 dipendenti (13,7%) e 3.280 cittadini (86%). Secondo Dorbolò, assente a Villa Manin per il convegno sull’Intelligenza Artificiale, il primo e innovativo sciopero 2.0 dei sindacati a Trieste, va ricondotto a «forme virtuali di adesione non riconosciute e risultano autoreferenziali, non verificabili oggettivamente, meramente propagandistiche». Quindi per lui le nuove tecnologie vanno applicate a sua discrezione. Il bollito contraddice i suoi datori di lavoro, Fedriga e Riccardi che per due giorni a Villa Manin si sono ubriacati di silicone e avanguardie tecnologiche. Per tal motivo resta sospetta la mancata risposta di Dorbolò rispetto alle istanze che Stefano Bressan della UilFpl e Luca Petruz di Nursind hanno presentato attraverso il proprio legale: “Il numero totale dei dipendenti “precettati” per la giornata del 2 luglio distribuito nelle varie unità operative e fasce. Numero totale dei dipendenti effettivamente in servizio nella giornata del 2 luglio. Numero totale dei dipendenti che, ogni giorno, sono in attività nelle medesime unità operative”. Queste istanze sono ancora in attesa di una risposta.
Il compito del sindacato è quello di tutelare i lavoratori e non lasciarsi intimidire da dirigenti arroganti che si sottraggono al confronto con le parti sociali. Ad oggi a Trieste non c’è garanzia delle risorse e i dipendenti dell’Istituto sono quelli che subiscono il trattamento economico peggiore di tutte le aziende della regione. Le differenze salariali registrate al Burlo Garofolo rispetto alle altre aziende della regione, dimostrano che “qualcuno – rilevano UilFpl e Nursind – ha fallito. E deve dimettersi”. Dorbolò nel giro d’aria della giunta regionale per le nomine dei prossimi direttori generali.