17 Marzo 2025 - 4:31 pm


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Crisi provincia di Udine, lo sgambetto di Strassoldo

Alla fine Strassoldo, il Conte Marzio Strassoldo di Graffembergo non ha ceduto, non ha dato le dimissioni come volevano i capipartito della CDL o di quel che ne rimane. Chapeau! e con lui la fedelissima Valeria Grillo che, per nulla intimorita dalle pressioni che le giungevano da ogni angolo d’Italia, ha tenuto il punto da sola, come quando in consiglio provinciale i suoi colleghi, codardi, sono usciti dall’aula mentre lei dichiarava il suo voto contrario alla mozione di sfiducia. Del resto non poteva finire altrimenti, l’ho sempre detto, se l’esperienza in provincia deve essere chiusa, lo sia per tutti. Presidente, assessori e consiglieri. Per quale motivo il presidente avrebbe dovuto dimettersi e donare alla partitocrazia la reggenza dell’ente? Chi sono i Richelieu che guidavano le danze dall’esterno, dando lezioni di alta politica? sono gli stessi forse che prenderanno una nuova tranvata da Illy? o quelli che per le comunali di Udine vanno in cotocircuito sul nome del candidato? Suvvia! La crisi poteva essere risolta in 7 giorni, non in 70 e il modo più logico era quello proposto da noi radicali: giunta a 8, programma di contenimento delle spese, attenzione per le attività produttive, riduzione delle indennità. Non era mai successo di assistere a un suicidio politico dopo nemmeno 18 mesi di governo. Nemmeno Prodi sarebbe capace di tanto.

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