Oltre che da Silvio Berlusconi, l’operazione che si considerava già fatta con Conte, è stata respinta anche dall’ex deputato Compagnon da Povoletto (Ud). Fino a venerdì pomeriggio tutti davano per “parzialmente” scontato l’appoggio dell’Udc a Conte. Poi in serata il chiarimento. Il segretario Cesa, prima di prendere una decisione che avrebbe avuto effetti devastanti in periferia, ha convocato urgentemente l’intera direzione nazionale in remoto e sulla piattaforma Zoom. Ed è scoppiato il finimondo. La maggioranza del partito non ha dubbi: l’Udc sta nel centrodestra. Tuttavia, per la direzione nazionale dei centristi, era necessario un confronto allargato rispetto al soccorso al premier travicello Conte. Oltre a Cesa, De Poli, Binetti, Saccone…, da Povoletto 〈Ud〉 era collegato anche l’ex deputato Angelo Compagno La sua linea è stata quella decisiva che, di fatto, ha convinto i centristi a scongiurare qualsiasi ipotesi di stampella al peggior premier dell’Italia Repubblicana. Il ragionamento di Compagnon è quello di un esperto di dinamiche e di crisi parlamentari: se parliamo del Senato 〈alla Camera non ci sono dubbi〉, il centrodestra compatto gode già di 139 voti. A cui vanno aggiunti almeno nove senatori del Misto e si arriva a 148. Se Renzi ha un minimo di lucidità e non si fa ingolosire da incarichi ministeriali, porta con sé 13-14 voti su 18. Per l’esecutivo non ci sono speranze, the End. Ragionamenti che Cesa e tutti i moderati considerano dopo il vertice di venerdì sera con la direzione nazionale.