Il Tar di Trieste con due nuove ordinanze ha rigettato l’istanza cautelare di sospensione dei provvedimenti del comune di Monfalcone richiesta dai ricorrenti musulmani. Al centro della contesa giudiziaria la destinazione d’uso di due locali dove la comunità islamica era solita radunarsi per attività culturali e per la preghiera. In pratica si riunivano in forma abusiva. Che ci fosse qualcosa di sensazionale nell’aria lo si era capito ieri era a Gonars all’incontro organizzato da Budai in cui era presente Cisint. La sindaca aveva insistito sugli strumenti a disposizione degli amministratori: «Possiamo fare molto, dobbiamo fare di più; non è vero che i sindaci non possono arginare la prepotenza dei musulmani. Io a Monfalcone l’ho dimostrato con le ordinanze con cui ho fatto chiudere due moschee abusive». Di fronte all’intervento del comune, gli islamici del centro culturale Darus Salaam avevano presentato ricorso al Tribunale Amministrativo. In realtà, nel corso delle ispezioni, era stata accertata la presenza di un numero di persone di gran lunga superiore alla capienza delle strutture dove si riunivano e senza le necessarie prescrizione di sicurezza. In poche parole abusivi. Per tal motivo, i due provvedimenti adottati dall’amministrazione comunale trovano un’ulteriore conferma e diventano in questo modo esecutivi. Il Tar, nel respingere l’istanza cautelare, ha ribadito “come già rilevato nel precedente decreto monocratico (quello che non aveva accolto la richiesta di sospensiva) l’interesse pubblico alla salvaguardia alla incolumità in connessione con l’incontestato sovraffollamento registrato nei locali, sia prevalente sull’interesse (interinale) della ricorrente”. La sindaca commenta: «Il Comune si è sempre mosso nell’obiettivo di tutelare le ragioni di conformità alle norme e quelle della pubblica legalità che vanno rispettate da tutti i cittadini e per questo abbiamo sempre respinto ogni campagna di disinformazione tesa a accusarci di razzismo e di pregiudizi razziali. La nostra volontà è quella di attenersi al rispetto delle regole e abbiamo piena fiducia nelle valutazioni dei tecnici competenti e delle loro verifiche. Il dato che emerge è che il Tar con queste due nuove ordinanze ha ritenuto di non accogliere le istanze dei rappresentanti dei due centri islamici e, mantenendo in essere, quindi, la valenza dei due provvedimenti del Comune». E nello stesso momento in cui la sindaca commentava l’ordinanza del Tar, un’altra “grana” raggiungeva la città dei cantieri. Stavolta è la Lega ad essere coinvolta. La sinistra rosica e nel mirino finisce la sede della Lega di Monfalcone che non sarebbe a norma. La risposta arriva direttamente dalla prima cittadina e dal coordinatore cittadino: «Ci attaccano perché disturbiamo gruppi di potere. Non è giusto che i cittadini vengano imboccati con vere e proprie fake news sbattute in prima pagina sui giornali locali e nazionali,» così esordisce il sindaco Cisint, in qualità di esponente del della Lega, chiamata in causa dal PD monfalconese, che senza le adeguate verifiche ha deciso di andare all’attacco contro un Sindaco che da sette anni lotta per il rispetto della legalità in città, ponendo dubbi sulla destinazione d’uso della sede di Viale San Marco. «Nulla di più falso, come sostenuto anche dal segretario provinciale Paolo Bearzi, l’edificio costruito nel 1963 venne classificato con la vecchia nomenclatura come locale d’affari, che permetteva una destinazione ibrida: sia commerciale che direzionale. Dall’epoca il locale in questione ha sempre mantenuto la doppia destinazione d’uso. Le norme vigenti individuano la destinazione d’uso direzionale come quella corretta per le sedi dei partiti. Quindi tutto perfettamente in regola. Siamo stati attaccati politicamente anche dalla stampa nazionale di sinistra perché chiudendo le moschee illegali abbiamo deciso di combattere una battaglia scomoda per la legalità e la sicurezza di tutti e contro gruppi di potere anche di comunità straniere», osserva Cisint. «Ora pretendiamo la stessa visibilità sulla stampa che hanno avuto le illazioni della sinistra», stigmatizza il segretario Bearzi.