7 Dicembre 2024 - 3:35 pm


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Chi è Giuli. Il Benito Remix ministro della cultura.

In consiglio dei ministri sbuca il neopaganesimo arricchito da teorie paleocristiane, sincretismo peninsulare e mille altre menate di un vacuo come Giuli. Uno molto attento a lisciare il pelo a chi può favorire la sua carriera. È più ambizioso di Sangi e più cinico. Avevamo un artista della commedia all’italiana e ora ci becchiamo il neopagano.

Giuli è nato a Roma nel 1975 ed ha una storia di militanza giovanile nell’estrema destra. Ereditò la fede politica dalla famiglia del padre: il nonno paterno era stato un convinto sostenitore del regime di Benito Mussolini e della Repubblica di Salò. A quattordici anni Giuli si iscrisse al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano (MSI, partito nostalgico del fascismo erede proprio della Repubblica di Salò). Partecipò anche a movimenti neofascisti e neonazisti attivi in città. Dopo la maturità classica al Liceo Tasso, nel 1994, si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza, dove seguì perlopiù corsi di filosofia. In quegli anni sviluppò la sua passione per il paganesimo precristiano e le popolazioni italiche antiche, a cui avrebbe dedicato negli anni studi e ricerche con collegamenti alla cultura neofascista, che nel corso del Novecento si è ispirata spesso ai rituali e all’immaginario di quei popoli. Nel frattempo Giuli iniziò la sua carriera da giornalista nel quotidiano del Partito socialdemocratico italiano, di centrosinistra, L’Umanità. Durante gli anni dell’università, mai conclusa, iniziò a lavorare alla Vespina, un’agenzia di stampa fondata e diretta dal giornalista Giorgio Dell’Arti. Da lì nel 2004 passò al Foglio di Giuliano Ferrara, prima come collaboratore, poi come cronista politico, fino a diventare vicedirettore e poi condirettore del quotidiano tra il 2015 e il 2016. Giuli riteneva tuttavia sbagliata la linea editoriale del giornale, che in quel periodo andò più verso sinistra sostenendo l’ascesa politica di Matteo Renzi, allora segretario del PD. Lasciato Il Foglio, andò a dirigere la rivista Tempi, di orientamento cattolico e conservatore.

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