Il petardo “terzo mandato” avvolge anche una proposta di data elettorale proveniente dal quartier generale della Lega e trova subito le repliche dei colonnelli di Fratelli d’Italia che consegnano all’organo ufficiale del partito “Il Secolo d’Italia” i commenti e per fare chiarezza su come si è giunti alle due proposte:
«ll nodo del terzo mandato “sarebbe potuto essere affrontato in Parlamento con una proposta di legge, magari da parte della Lega”: a dirlo, in una intervista a La Stampa il ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani (…)” La Lega qualche mese fa ha preferito muoversi con un blitz in Commissione provando a inserirlo all’interno di un decreto su cui si è poi espresso il Parlamento – aggiunge l’esponente di FdI – ora è difficile tornare indietro e aggirare la volontà dell’Aula con ricorsi, cavilli vari o altre invenzioni come fa la Campania. Trovo che sia poco serio”. In Veneto sarà Fratelli d’Italia a scegliere il candidato? “Ci sono dei dati oggettivi. Il centrodestra vince unito. Poi, pur non volendo mostrare atteggiamenti ultimativi, FdI nel Nord-Est è stato di gran lunga il primo partito. Mi pare impossibile pensare che non tocchi a noi indicare il nome”. Matteo Salvini vuole far slittare il voto al 2026? “Non capisco su quali basi giuridiche”, la risposta di Ciriani. Quanto al pressing del leader del Carroccio per tornare al Viminale, “il rimpasto non è all’ordine del giorno. Per quanto riguarda i sottosegretari invece, prima arrivano e meglio è”. Riguardo alla data del voto, arriva subito la replica a Ciriani del leghista Ciambetti: «Il ministro Luca Ciriani ha detto che non capisce su quali basi giuridiche si potrebbe prolungare la vita di un’assemblea legislativa né quali siano le motivazioni di carattere tecnico. Beh, allora dovrebbe spiegare perché il governo di cui fa parte ha appena prolungato di sei mesi i consigli comunali rinviando il voto per i sindaci dall’autunno 2025 al settembre 2026». Pur con la pacatezza che lo contraddistingue, il presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, leghista, ribatte al ministro meloniano per i Rapporti con il Parlamento e sintetizza a quale “rischio” sarebbero sottoposte le Regioni se le elezioni si tenessero il prossimo settembre: «Saremmo condannati all’esercizio provvisorio. Significherebbe, tanto per fare un esempio, pagare in ritardo le Ulss. E non solo». Assieme al terzo mandato per i governatori (che Fratelli d’Italia sempre con Ciriani ha escluso), a tenere banco è proprio la data delle elezioni, quella che il segretario della Lega Matteo Salvini ha già proposto di spostare di sei mesi, alla primavera 2026. Tesi recentemente condivisa anche dal collega di partito nonché presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. Lo scorso mese, per la precisione il 6 dicembre 2024, dal ministero dell’Interno – Dipartimento per gli Affari interni territoriali, Direzione centrale per i servizi elettorali – è arrivata poi una circolare che si conclude così: il rinnovo dei Comuni dovrà svolgersi nella finestra temporale ordinaria del 15 aprile-15 giugno dell’anno successivo al compimento del quinquennio e, quindi, “nella primavera del 2026 per i Comuni che hanno votato nel secondo semestre del 2020”. Tra questi, ad esempio, c’è il Comune di Venezia. Rispetto al simbolo di FdI, il ministro Ciriani puntualizza: «già tempo fa ho detto che non è una questione di oggi o domani. La mia riflessione è un’altra. Io ritengo che l’eliminazione della fiamma sia un’evoluzione naturale del nostro mondo in un futuro neanche troppo lontano. Non ce lo imporrà nessuno, ovviamente, ma è una questione che verrà avanti perché il contesto europeo ci spingerà in questa direzione. I tempi devono maturare. Ma quello del simbolo è un aspetto che interessa relativamente perché quanto conta è la politica. Lo dice uno che quella fiamma l’ha difesa, amata, ha pure rischiato, ma a differenza di altri non l’ha mai tradita saltando da un partito all’altro. Quello che ho imparato dai grandi della destra e’ che bisogna avere radici profonde e sguardo al futuro altrimenti non si fa una politica coraggiosa, si fa testimonianza».