L’avviso di sfratto che i capataz hanno imposto, per interposta persona, a Strassoldo, rivela che il problema non risiede nel presidente, Conte Marzio Strassoldo, ma assume connotazioni ben più vaste. Intanto il dato tecnico.
In un sistema elettorale in cui il presidente della provincia è eletto a suffragio universale e diretto, non vi sono ragioni affinchè il presidente della provincia di Udine consegni la poltrona ai “giacobini”. La sovranità popolare va tutelata e garantita, non può essere sequestrata per questioni di bottega o di futuri equilibri politici.
Coloro che implorano la sostituzione in corsa, in realtà vogliono solo impadronirsi di un’ente da barattare alle prossime scadenze elettorali. I protagonisti di questo delirio dipietrista non sono credibili. Lo sarebbero se facessero una seria e convinta battaglia in parlamento per l’abolizione di un’entità artificiale come la provincia. Non certo dalla commissaria della lega nord Dal Lago, che si trova nella turbolenta siutazione di una parcella da quattro milioni di euri pagati a un avvocato.
Detto questo, e compiuto l’irragionevole ukase assolutistico dei maggiorenti triestino-romani, ben venga il commissario a consacrare il suicidio politico di una coalizione che 18 mesi fa, ottenne la fiducia del 57% dei friulani.
In un sistema elettorale in cui il presidente della provincia è eletto a suffragio universale e diretto, non vi sono ragioni affinchè il presidente della provincia di Udine consegni la poltrona ai “giacobini”. La sovranità popolare va tutelata e garantita, non può essere sequestrata per questioni di bottega o di futuri equilibri politici.
Coloro che implorano la sostituzione in corsa, in realtà vogliono solo impadronirsi di un’ente da barattare alle prossime scadenze elettorali. I protagonisti di questo delirio dipietrista non sono credibili. Lo sarebbero se facessero una seria e convinta battaglia in parlamento per l’abolizione di un’entità artificiale come la provincia. Non certo dalla commissaria della lega nord Dal Lago, che si trova nella turbolenta siutazione di una parcella da quattro milioni di euri pagati a un avvocato.
Detto questo, e compiuto l’irragionevole ukase assolutistico dei maggiorenti triestino-romani, ben venga il commissario a consacrare il suicidio politico di una coalizione che 18 mesi fa, ottenne la fiducia del 57% dei friulani.