Ormai è una questione di ore. Astenersi al senato sul decreto sviluppo vuol dire spedire immediamente Monti da Napolitano, senza motoretta. IL governo dei tecnici non ha più la fiducia. Finalmente, qualcuno si è accorto che a Udine i consumi, a causa di Monti, sono crollati sottozero.
Ora, sorvolando sulla coda di baciapiedi che sfileranno ad Arcore alla ricerca di un sorriso, la crisi di governo che finalmenet tutte le categorie economiche si aspettavano, introduce un elemento di chiarezza cristallina per la nostra regione. Primo luogo: elezioni politiche anticipate a febbraio accorpate alla lombardia, lazio e molise; secondo, la madre di tutte le riforme, quella sulla riduzione dei regionali, rischia di non vedere la luce. Terzo, Tondo avrà tempo fino ad aprile per tarare il progetto autonomista senza correre il rischio di farsi risucchiare dal probabile successo del PD di Bersani alle politiche.
Infine, l’interrogativo che incombeva nell’aula del parlamentino regionale stasera a Trieste, era il seguente:”Che faccio? sto qui o tento Roma?” Incognite fatali che non concedono errori. Consiglieri regionali incredibilmente frastornati. Assessori regionali attaccati al telefonino e in diretto contatto con la sede nazionale del partito. Chi andrà a sostituire l’uscente? E se dovesse andar male?