Domenica scorsa a Roma, grazie all’interesse del deputato della Lega Dreosto e del Ministro di Fratelli d’Italia Ciriani, è diventata legge la norma che “salva” la Protezione Civile e i loro responsabili da sanzioni penali in caso di infortuni. Il personale non è equiparato ai datori di lavoro. L’interesse dei parlamentari friulani è stato decisivo per salvare la macchina del Volontariato che in Friuli gode, tra la popolazione, di un riguardo particolare. Dal terremoto alle alluvioni, al maltempo e al supporto ai grandi eventi, loro ci sono sempre. Basti pensare solo al Giro d’Italia e alla Pandemia. Malgrado l’impegno rivolto alla città (circa 150 interventi lo scorso anno e 12.800 ore di attività), la loro sede è ancora quella dove una volta c’era la caserma dei Vigili del Fuoco. Edificio inadeguato, poco funzionale e pericoloso. Su interesse del delegato alla Protezione Civile della giunta Fontanini, Andrea Cunta, il comune aveva acquistato un terreno agricolo in zona Partidor. Un’area concordata con i vertici che hanno ritenuto perfetta per la sede: parcheggi auto e autocarri, spazio per i generatori di corrente, accessibilità allo scalo merci e facilmente raggiungibile. Impegno di spesa, 100mila euri, già inserito a bilancio e pertanto solo da dare il via ai lavori. Lunedì sera, durante il dibattito sul Documento di Programmazione Economica in consiglio comunale, Fontanini, Manzan Cunta, Ciani e Michelini avevano presentato le richieste affinché il progetto della nuova sede venisse formalizzato. Istanze bocciate senza alcuna motivazione ragionevole, ma solo ideologica. Il capogruppo del Pd Cainero, in perfetto politichese osservava: “L’urgenza è sentita ma dobbiamo tener conto della minimizzazione del consumo di suolo”. Una litania ripresa da quasi tutti i consiglieri di sinistra che, non potendo accettare una ragionevole proposta del centrodestra, sono ricorsi al pregiudizio ideologico ambientalista. Di Lenardo, Croattini, Giacomello hanno ammesso che c’è l’urgenza di una nuova sede ma… “non possiamo erodere il suolo”. Perfino il consigliere Salmé (Io Amo Udine) ha chiesto alla maggioranza un chiarimento: “Fateci sapere almeno la data di quando pensate di iniziare a scrivere il nuovo progetto”. La risposta del capogruppo (Pd) Cainero è stata categorica: “No!”. Ed è in quel teatrino della supponenza che si è consumata la peggior pagina che gli udinesi abbiano mai vissuto per opera dei seguaci di De Toni, costretti a mascherare l’infelice esperienza amministrativa coi ciondoli molto “tragedy” e poco “happy”.